SCdM Posts - "Una lettura degli attentati di mafia del 1993 legata al debito pubblico"

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SCdM Posts - "Una lettura degli attentati di mafia del 1993 legata al debito pubblico"

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Pubblicato da SCdM in Idee e Opinioni · 28 Ottobre 2011
In questi giorni si è tornato a parlare degli attentati di mafia del 1993 (Firenze, Milano, Roma) a seguito delle dichiarazioni del pentito Lo Verso sulla possibile trattativa tra Stato e mafia in quel periodo.
Premesso che è del tutto possibile che questa ci sia stata e alcuni fatti di allora potrebbero confermarlo come la riduzione del 431 bis a centinaia di mafiosi carcerati e il fatto che dopo quegli attentati la situazione andò normalizzandosi.
Ciò che, tuttavia, lascia perplessi riguarda le possibili motivazioni di quegli attentati. Certamente, c'erano gli apsetti legati al carcere duro e alla volontà di mantenere il controllo sugli affari anche se con modalità diverse e più "silenti" e meno militari di quello che era successo negli anni '80.
Tuttavia, una possibile e primaria motivazione di quegli attentati, che molti pentiti hanno detto essere stati d'interesse anche per altri ambienti non mafiosi, può essere legato al problema del possibile consolidamento del debito pubblico.
In effetti, in quel periodo, sebbene non dichiarato per ovvi motivi di consenso politico e di stabilità del quadro economico e sociale, c'era una forta discussione e anche un progressivo consenso sulla necessità di mettere mano alla riduzione del debito pubblico che, come vediamo anche ora, era il vero problema non solo di finanza pubblica ma anche di possibile sviluppo economico e di partecipazione al processo di integrazione monetaria.
Una soluzione possibile (e col sennno di poi, auspicabile) sarebbe stata quella di provvedere a qualche forma di consolidamento del debito pubblico che portasse ad un drastico abbassamento di questo rispetto al prodotto interno lordo. Ricordiamo che allora oltre il 90% del debito pubblico era nelle mani di soggetti italiani e che, quindi, era del tutto possibile provare a realizzare questo intervento perchè avrebbe riguardato un rapporto diretto tra lo Stato ed i suoi contribuenti.
Si può pensare che la nomina del Governatore della Banca d'Italia, Carlo Azelio Ciampi, a Primo Ministro fosse giustificata non solo dal disfacimento del quadro politico dopo le inchieste di Tangentopoli ma anche dalla convinzione diffusa che solo questa personalità ed autorità potesse far passare un intervento deciso e significativo sul debito pubblico.
Certamente, questo avrebbe comportato una perdita patrimoniale per tutti coloro che nei decenni precedenti avevano investito in titoli di stato e che trovavano in questi una redditizia e conveniente forma d'investimento. In particolare, le organizzazioni mafiose che avevano anche il vantaggio di investire in strumenti che garantiscono la massima segretezza e trasferibilità che è certamente una condizione auspicabile per chi lucra su malaffare e l'illegalità.
Come ben sappiamo, i mafiosi tengono molto di più ai "piccioli" o alla "roba" (come ci insegnano i libri sulla criminalità organizzata), molto di più del possibile carcere duro, che possono sempre pensare in qualche modo di limitare nel tempo.
Ma questo era lo stesso interesse e preoccupazione che potevano avere anche tutti gli altri settori che avevano guadagnato sulle attività illegali legati alla politica e all'economia che negli anni '70 e '80 raggiunsero i livelli che ben conosciamo. E che averebbero avuto una significativa perdita da un consolidamento del debito pubblico e dalla riduzioni delle emissioni di titoli di stato in cui riciclare il denaro guadagnato in attività illegali.
E allora, perchè non pensare che questa convergenza di interessi possa avere spinto a quella stagione di attentati e che il reale fine fosse quello di bloccare ogni possibile intervento sul debito pubblico e su una sua drastica riduzione che, come si vede ancora oggi, rimane il grande tallone d'Achille del nostro paese...??
In effetti, di quella strategia non se ne è più parlato e nulla fu più fatto se non con interventi marginali e di semplice riduzione dei saldi correnti dello Stato. Tutti si lamentano della dimensione del debito pubblico ma in quasi venti anni nessuno ha provato a ridurlo in modo strutturale.
Chissà se tutto ciò è stato il vero motivo dietro a quella stagione molto oscura della nostra vita politica, e conomica e sociale...è chiaro che mai però si è provato a vedere le cose con questa chiave di lettura. Che, invece, sembra quantomeno molto logica e comprensibile.


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