SCdM Posts - Ma le banche italiane applicano i criteri di Basilea 3 ?

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SCdM Posts - Ma le banche italiane applicano i criteri di Basilea 3 ?

SCdM
Pubblicato da SCdM in SCdM Posts · 2 Dicembre 2013
Una recente analisi del Centro studi Unimpresa su dati della Banca d'Italia mette in evidenza la distribuzione e la composizione delle sofferenze bancarie e fa emergere "inquietanti" interrogativi sulle modalità con cui i manager delle banche italiane decidono in merito all'assegnazione dei finanziamenti e alla loro compatibilità con i criteri stabiliti da Basilea 3.

Secondo quest'analisi, i clienti bancari che hanno difficoltà con il rimborso dei debiti sono 1.166.425 e il totale delle sofferenze ammonta 133 miliardi di euro.
Sul totale dei clienti, 43.319 (3,71%) pesano per il 64,2% delle sofferenze e hanno finanziamenti superiori a 500.000 euro, mentre le sofferenze relative ai prestiti minori (fino a 500.000 euro) sono distribuite su 1.123.106 soggetti.
Ancora più inquietante è il dato che solo 39 soggetti, con finanziamento oltre i 25 milioni di euro, hanno sofferenze per ben 15 miliardi (11,3%) e tra coloro che hanno ricevuto finanziamenti tra i 5 e i 25 milioni ci sono 3.634 soggetti (0.3% del totale) che generano sofferenze per 26,6 miliardi di euro (20,1%).
Sommando le due categorie si rileva che lo 0,31% dei soggetti con difficoltà di rimborso dei debiti contratti genera il 31,4% del totale delle sofferenze. Dato che fa strame della legge di Pareto...
Senza grandi esercizi d'interpretazione, da questi dati si può ben capire come possano essere fondate le critiche alle modalità con cui le banche decidono in merito all'assegnazione dei finanziamenti e fanno sorgere il fondato dubbio che queste rispondano al criterio tradizionale del "capitalismo relazionale", o peggio, del "capitalismo familistico o consociativo" per cui si finanziano primariamente i soggetti che hanno rapporti privilegiati con i manager delle banche.


E, tuttavia, al di là di queste considerazioni che riguardano l'etica e, altresì, le finalità e la capacità gestionali a cui rispondono i manager bancari ci si deve interrogare sul fatto che questi dati dimostrano che i criteri di Basilea 3 non sono applicati perchè questa composizione dei finanziamenti, e delle conseguenti sofferenze, concentra in pochi clienti la parte principale delle esposizioni creditizie, determinando un elevato rischio di solvibilità delle banche che contrasta con la finalità a cui dovrebbero rispondere i criteri di Basilea 3.
Così come si può dire che i criteri di Basilea 3 servono alle banche come "schermo" per giustificare l'assegnazione dei finanziamenti ai clienti di minori dimensioni e con minori capacità negoziali per poter concentrare la massa dei prestiti sui soggetti più "amici" delle banche e dei sistemi di potere a cui i manager delle banche sono più "sensibili".

C'è però un problema...alle banche, la raccolta della liquidità che serve a sostenere i soggetti "amici" e, alla fine, più insolventi arriva dai depositi delle famiglie e delle imprese minori che sono quelle più penalizzate dall'erogazione dei crediti e che incidono relativamente meno sulle sofferenze e che, nel loro complesso, rappresentano l'ossatura del sistema economico e della capacità risparmio del nostro paese.
E, come sempre succede, quando "si tira troppo la corda" e si creano forti iniquità e situazioni di insostenibile privilegio..."la corda si spezza" !!



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