Le manovre del governo Monti e le forze di matrice liberale e riformista

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Le manovre del governo Monti e le forze di matrice liberale e riformista

SCdM
Pubblicato da SCdM in Politica e Società · 24 Ottobre 2012
L'ultima manovra del governo Monti, la cosidetta legge di stabilità, sta incontrando le resistenze e le critiche non solo di alcune parti politiche ma anche delle maggiori istituzioni economiche "indipendenti" (Banca d'Italia, Corte dei Conti e Istat).
A questo si deve aggiungere che l'Eurostat ha pubblicato i dati del debito pubblico italiano che è arrivato al 126% del PIL, un rapporto che è secondo solo a quello della Grecia...
In effetti, dispiace doversi trovare ad avere già indicato questo alcuni giorni fa', appena erano uscite le prime indicazioni su questa manovra, e ad avere affermato che questa manovra ricorda quella fatta da Tremonti e Berlusconi nel giugno-luglio dell'anno scorso. Una manovra "tattica" fatta di tanti provvedimenti parziali senza alcun elemento di natura strutturale che possa affrontare in modo serio e credibile il risanamento ed il rilancio del nostro paese. E se ricordiamo cosa successe dopo quella manovra, con la lettera della BCE che diede l'avvio al rialzo degli "spread", non è piacevole ed augurabile fare questi parallelismi...
Chi scrive è stato un sostenitore dell'ipotesi di governo tecnico nella speranza che potesse in effetti portare avanti una politica di profonde riforme strutturali che nessuna forza politica "di parte" aveva dimostrato di saper realizzare.
Anche se questo governo tecnico è nato con un anno di ritardo rispetto al necessario e al possibile...ma il Capo dello Stato ritenne nel dicembre 2010 di dare a Berlusconi il tempo di riorganizzarsi dopo la scissione di Fini con i cosidetti "responsabili" (o meglio, i "disponibili"...) dilazionando il momento in cui tutti i nodi sono venuti al pettine...e con un ritardo che paghiamo con interventi ancora più penalizzanti per il possibile rilancio dell'economia e che mostrano di non ridurre l'incidenza del debito dubblico.
E, tuttavia, ora si può dire che questo governo ha in larga parte deluso le attese di quelli che hanno una chiara e indiscussa matrice liberale e riformista e che non devono rispondere a logiche partitiche e di appartenenza che possono giustificare i giudizi di consenso o di critica.
Anche la stessa riforma delle pensioni che è stata la misura più strutturale di questo governo si è poi rivelata molto costosa sul piano sociale e poco attenta a quel principio di equità tanto affermato al momento in cui Monti è diventato presidente del consiglio, sebbene per onestà bisogna dire che la causa di tutto ciò fu la controriforma delle pensioni fatta dal secondo governo Prodi nel 2007 per accontetare le richieste di Rifondazione Comunista...(caro Bersani, nulla da dire sulle prospettive dell'alleanza con Vendola...??!!)


Dopodichè abbiamo assistito a tutta una serie di interventi parziali che anche quando erano stati previsti con un'impostazione di cambiamento strutturale sono stati poi deliberati in modo molto "annacquato" o anche con contenuti penalizzanti rispetto agli assetti precedenti (vedi riforma del mercato del lavoro).

E questa ultima manovra indica un'ulteriore perdita della spinta riformista e strutturale di questo governo che si dimostra incapace di mettere le forze politiche "con le spalle al muro" portando avanti una politica di vera innovazione che sia capace di cambiare le regole del gioco e di creare nuove e positive condizioni di sviluppo.


Per questo motivo faccio molta fatica a capire come una larga parte delle forze politiche che "pretendono" (più a parole che nei fatti...) di rivendicare un posizionamento liberale e riformista si stiano "appiattendo" sulle posizioni del governo Monti rivendicando anche l'esistenza di una supposta "agenda Monti" di cui si fa fatica a vederne l'esistenza se non per ciò che ci viene indicato dall'Europa e che temo, se si continua nel "piccolo cabotaggio", ci  verrà "dettato" con modalità ancora più penalizzanti...!!


Invece, le forze liberali e riformiste dovrebbero spingere il governo Monti ad avere più coraggio e più spinta innovatrice e far emergere ancora di più quell'anima liberale a cui Monti dovrebbe ispirarsi e che sembra essersi arenata nella prassi di governo e, forse, nel desiderio di qualche esponente dell' Esecutivo di avere un futuro di leadership politica e di alcune forze politiche di legittimarsi dietro la credibilità di Monti senza poterne rivendicare una propria capace di prendere effettivi consensi.

Se fosse così, sarebbe ancor di più una dimostrazione di "tatticismo" che rischia di portare a conseguenze contrarie alle proprie intenzioni, perchè le prossime elezioni sono ancora relativamente lontane e il consenso attuale di questo governo potrebbe declinare in modo molto significativo - soprattutto tra le componenti sociali interessate ad una proposta liberale e riformista - così da rendere poco vantaggiosa una sua pregiudiziale difesa.


A questo va aggiunto che nel tempo che porta alle elezioni potrebbero succedere nuove discontinuità nel quadro economico e politico europeo e internazionale che renderebbero del tutto vana una politica di "aggiustamenti" e non di vere ristrutturazioni. La relativa calma dei mercati finanziari e la recente stabilizzazione degli "spread" non deve spingere a pensare che il peggio sia passato e non deve indurre a dichiarazioni rassicuranti - come quelle di Monti e Napolitano - che non ci sarà bisogni di aiuti per l'Italia da parte dell'Europa (e perchè no, anche dell'FMI).


Così come ci può essere "la quiete dopo la tempesta" c'è anche "la quiete prima della tempesta"...e così come è già successo per le tempeste finanziarie del recente passato - e anche per i terremoti (casus belli del momento) - i segnali premonitori vengono spesso sottovalutati per rassicurarsi che tutto è sotto controllo e poter continuare a gestire le cose secondo gli schemi consolidati e coloro che provano a uscire dal coro e a sollevare dei dubbi e a lanciare qualche qualche grido di allarme o preoccupazione vengono visti come i "pessimisti" (o poco "moderati" ?!)...sebbene per definizione una cultura liberale dovrebbe tenere sempre conto della logica del cambiamento, dell'innovazione e del sano confronto tra posizioni contrastanti !!


D'altra parte, e lo ricordo soprattutto a coloro che pretendono di usare il termine "moderati", qualche volta "incazzarsi" fa molto bene, non solo a sè stessi (perchè ci si sfoga...) ma anche al resto della società che ha la possibilità di capire che le cose non funzionano e possono anche peggiorare e per indicare che le soluzioni del passato, basate logiche consolidate ma superate, non sono più efficaci ed è venuto il momento di cambiare.



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