L'opinione degli stranieri sull'ingovernabilità degli italiani e le frasi di Mussolini e di Sciascia

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L'opinione degli stranieri sull'ingovernabilità degli italiani e le frasi di Mussolini e di Sciascia

SCdM
Pubblicato da SCdM in Economia e Potere · 29 Settembre 2013

Un recente articolo pubblicato su Linkiesta, dal titolo "Lo sgomento dell'Europa: siete ingovernabili", riporta il sentimento che all'estero possono giustamente avere sull'incapacità di governo del nostro sistema politico, alla luce dell'attuale situazione di crisi e anche delle vicende che hanno caratterizzato la nostra storia recente e passata.


Il titolo di questo articolo riporta alla famosa frase che Mussolini espresse proprio ad un giornalista straniero, guarda caso tedesco, che intervistandolo nel 1932, gli disse “Ma deve essere ben difficile governare gente cosi’ individualista ed anarchica come gli italiani!”, Mussolini rispose: “Difficile”? Ma per nulla. E’ semplicemente inutile!”.

Frase ripresa anche da Andreotti e, in tempi recenti, da Berlusconi e ciò potrebbe far capire la mentalità di chi ci ha governato nel dopoguerra, nella prima e seconda Repubblica, e di come questi personaggi abbiamo in effetti amato essere circondati da personaggi che hanno continuato ad apprezzare Mussolini e il periodo del Fascismo.

Su questo punto, invece, si ritiene di riportare il pensiero che Leonardo Sciascia pronunciò in un suo intervento parlamentare nel 1979, quando fu eletto nel liste del Partito Radicale, che esprime una visione certemente più liberale del rapporto Stato-cittadini, più rispondente ai tratti culturali che il nostro popolo ha espresso nel corso della storia e più capace di spiegare come gli italiani abbiano avuto nel tempo una classe politica e dirigente mediocre e da personaggi che hanno riferimento alla frase di Mussolini o che, senza citarla perchè "politically incorrect", nei comportamenti hanno dimostrato di seguirne il senso (come è avvenuto per una buona parte dei leader della Sinistra):

<<In realtà questo Paese è invece il più governabile che esista al mondo: le sue capacità di adattamento e di assuefazione, di pazienza e persino di rassegnazione sono inesauribili. Basta viaggiare in treno o in aereo, entrare in un ospedale, in un qualsiasi ufficio pubblico, avere insomma bisogno di qualcosa che abbia a che fare con il governo dello Stato, con la sua amministrazione, per accorgersi fino a che punto del peggio sia governabile questo Paese, e quanto invece siano ingovernabili coloro che nei governi lo reggono: ingovernabili e ingovernati non dico soltanto nel senso dell’efficienza; intendo soprattutto nel senso di un’idea del governare, di una vita morale del governare.>>


Ebbene sì. Questa è la vera essenza del concetto di Stato e di governo di una buona parte del popolo italiano e della prevalente classe dirigente che ha saputo scegliersi e che ha dominato il sistema di potere del nostro paese anche dopo la fine di Mussolini.

Questa parte di italiani ed i politici che la rappresentano non è egoista perché individualista, come diceva Mussolini, ma è egoista perché "menefregista", come aveva capito meglio Sciascia.


Ed è per questo che buona parte degli italiani, anche quelli che hanno l'educazione e la formazione per poterlo fare, preferiscono essere governati senza alcun interesse alla partecipazione alla cosa pubblica, o preferiscono schierarsi in modo ideologico e settario e hanno una prevalente mentalità corporativa senza alcun pensiero critico autonomo e costruttivo, se ne fregano dell'interesse generale e degli interessi nazionali e rimangono indifferenti al continuo e cresente declino del nostro paese salvo cercare di massimizzare il proprio ritorno e privilegio personale e, ultimo ma non per ultimo, pensano che lo Stato non sia una cosa propria e che deve essere intesa un'entità istituzionale funzionale soddisfare gli interessi e le istanze di benessere dei cittadini~utenti ma bensì pensano che lo Stato sia una sorta di "padrone" che governa con paternalismo e familismo, verso cui bisogna rapportarsi con opportunismo e strumentalismo, e al cui vertice si può accedere solo per cooptazione e per appartenzenza ai centri di potere che lo controllano.

E tutto ciò non ha fatto altro che determinare la stesse logiche anche in altri centri di potere - economici, bancari, culturali e sociali - facendo si che appena le regole del gioco sono cambiate, e si è passati da un sistema relativamente protezionististico e bloccato ad uno competitivo, globalizzato e fortemente dinamico il nostro paese ha avuto un percorso di sistematico declino.


L'unica via, quindi, perchè il nostro paese possa avere nuove speranze di sviluppo è solo quello che, alla luce di un nuovo contesto più competitivo e non più protettivo, si possano formare e affermare forze politiche e culturali e leadership individuali e collettive che siano guidate dal principio di auto-responsabilità e di auto-disciplina secondo cui si deve essere coscienti che il risultato di ogni processo dipende dal contributo di ogni singolo attore coinvolto e di come lo stesso si debba sentire parte di un sistema in cui ogni componente è collegata ed interdipendente a tutte le altre che lo formano e che le leadership credibili ed efficaci sono solo quelle che guidano i processi e le persone applicando a se stesse i valori, i principi ed i comportamenti che pretendano siano seguiti dagli altri e che, invece della politica dell'annuncio e dell'indicazioni di illusorie e oniriche (la solita retorica del "sogno") prospettive, siano in grado di governare sulla base del principio di realtà, che deve essere interpretata e comunicata per quella che è e non mistificata e manipolata per finalità strumentali, e sul principio di capacità che deve essere fondata sulla conoscenza e competenza dei "fondamentali" (che sono largamente assenti nell'attuale classe dirigente) e che deve essere dimostrata dai risultati e dall'impegno effettivo per realizzarli senza opportunismi e tatticismi finalizzati a garantirsi la difesa delle proprie posizioni di potere.


Altrimenti, mettiamoci l'anima in pace e continuamo con l'ipocrisia, la retorica e la demagogia, che anche in questi giorni dobbiamo sopportare, per cui la colpa e la responsabilità della crisi e del continuo ed inesorabile declino è sempre degli altri - o della società (come se questa fosse un'entità ulteriore e distinta dai singoli individui che la compongono) o dei "poteri forti" (che sono allo sbando e cercano di sopravvivere solo a se stessi) o perfino di quelli stranieri (alla maniera della "perfida Albione" di mussoliniana memoria...) e con questo pensiamo di salvarci la coscienza da ciò avremmo potuto e dovuto fare, che potremmo e dovremmo ancora fare ma che con menegreghismo continuamo a rimandare ad altri o a situazioni che si dovrebbero formare al di là della volontà e della capacità di ognuno.


Fonti di questo articolo:


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