SCdM Posts - I fondamenti del pensiero liberale - Estratto di "Spirito e Realtà" e le considerazioni del filosofo Gennaro Sasso sul pensiero liberale di Benedetto Croce

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SCdM Posts - I fondamenti del pensiero liberale - Estratto di "Spirito e Realtà" e le considerazioni del filosofo Gennaro Sasso sul pensiero liberale di Benedetto Croce

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Pubblicato da SCdM Academy in SCdM Posts · 7 Novembre 2014
Di seguito sono riportati un video in cui il filosofo Gennaro Sasso esprime alcune sue considerazioni sulla visione liberale di Benedetto Croce che, in forma diversa ma coincidente della sostanza, furono da me espresse nel 1995 nel libro "Spririto e Realtà" e che ritengo ancora sostanziali per definire i contenuti essenziali del pensiero liberale, secondo la sua propria natura "pragmatica" che è profondamente diversa da quella "dogmatica" che ha prodotto le concezioni liberiste o costituzionaliste che vengono, impropriamente, considerate come la fonte necessaria per la costruzione di una società liberale.

Gennaro Sasso - "Benedetto Croce e l'Europa - Storia e libertà"


SCdM - "Spirito e Realtà", Omnia Minima Edizioni, Firenze, 1995, pag.

<<Ogni fase della storia dell'uomo può essere interpretata come quella in cui i comportamenti umani rispondevano a particolari dialettiche che poi sono state superate da altre. Gli atti umani sono la manifestazione di valori che si contrappongono ad altri valori, a situazioni indesiderate. Parlando di eventi eclatanti nella storia dell'uomo, la Rivoluzione Francese nacque perché la borghesia francese voleva superare il sistema autoritario, centralista, oligarchico della monarchia. Più recentemente, i sommovimenti recenti della storia italiana sono nati per superare i limiti ormai intollerabili del vecchio sistema politico che non voleva e non poteva fornire risposte efficaci alle richieste del popolo italiano. In termini più quotidiani, la gente comune agisce per superare situazioni di insoddisfazione o per difendere interessi acquisiti. A sostegno di questa situazione si è sviluppato un movimento storiografico che ha concentrato i propri sforzi sull'analisi della vita quotidiana come motore del complessivo processo di evoluzione storica: i fatti politici sono la proiezione del modo in cui gli uomini quotidianamente si comportano. Tanto per capirci, i processi economici, le dinamiche demografiche ed urbanistiche, i valori culturali spingono alla realizzazione di determinati eventi politici. Dice Fernand Braudel: << Parlare di civiltà equivale a parlare di spazi, di terre, di rilievi, di climi, di vegetazione, di specie animali, di vantaggi dati o acquisiti. Significa, dunque, parlare di tutto ciò che riguarda gli uomini: agricoltura, allevamento, alimentazione, case, abbigliamento, comunicazioni, industria. La scena dove hanno luogo questi interminabili atti umani, ha la sua parte nel determinare lo sviluppo e spiega la loro peculiarità. >> [1]. Da questo punto di vista, l'analisi di Marx era concettualmente corretta. Egli vedeva la storia come un grande processo dialettico. Il suo errore è stato quello di partire da premesse corrette e di arrivare a conclusioni opposte a queste premesse. Il superamento della dialettica tra capitalismo e proletariato con l'affermazione universalistica di quest'ultimo era inaccettabile perché contraddiceva la premessa di una naturale dialettica tra le forze sociali. Ed, infatti, la storia ha punito Marx in modo paradossale. Nel mondo occidentale, il successo delle rivendicazioni proletarie hanno alla fine ridotto il potere dei movimenti comunisti, venendo meno il presupposto alla loro esistenza e consistenza. Nel mondo dove il potere comunista si è realizzato le masse proletarie non hanno certo migliorato le loro condizioni umane e sociali. Infine, come paradosso supremo, il capitalismo - così come l'abbiamo vissuto finora e contro cui si è giustificato il movimento comunista - verrà molto probabilmente superato ora che il comunismo è decaduto e si è realizzata la sintesi che supera la dialettica che si ha legittimato reciprocamente comunismo e capitalismo. Può darsi che Marx abbia scorrettamente interpretato il principio di unità che sottende a quello di dualità. L'unità non va intesa come fusione tra i poli di una dialettica ma come complementarità tra gli opposti, nel senso che l'uno non può escludere l'altro: un polo è unito all'altro per poter esistere

 
   
 
[1]
Il mondo attuale, F. Braudel, Einaudi, 1966.
 
 


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