Riflessioni sulla psicologia e gli psicologi

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Riflessioni sulla psicologia e gli psicologi

SCdM
Pubblicato da SCdM in Idee e Opinioni · 27 Agosto 2012

La psicologia è una disciplina fondamentale che tutti gli individui dovrebbero studiare e approfondire per conoscere sé stessi e gli altri al fine di migliorare le proprie condizioni esistenziali ed il proprio sistema comunicativo e relazionale. Di più, la conoscenza della psicologia consente di comprendere meglio non solo le proprie ed altrui condizioni esistenziali ma permette anche di leggere le dinamiche personali che contribuiscono a formare e a determinare gli eventi storici, economici, politici e sociali.


Tuttavia, la psicologia "positiva e costruttiva" dovrebbe essere quella che educa all'auto-analisi e all'auto-disciplina perchè le persone possano sviluppare una propria capacità di conoscere sé stessi e gli altri per migliorare la condizione esistenziale e relazionale, senza dover dipendere dalle indicazioni e prescrizioni degli psicologi o di coloro che professano attività affini (tipo il coaching) in termini di modalità di pensiero e di comportamento.

In questo senso, gli psicologi utili e funzionali dovrebbero educare i loro utenti ad acquisire le logiche di analisi psicologica per poterle applicare a sè stessi e ricercare in modo personale le soluzioni per le loro problematiche e, più in generale, per entrare meglio nei meccanismi psicologici che sono a fondamento dei pensieri e dei comportamenti propri ed altrui.


Questa convinzione è fondata anche sulla osservazione che la gran parte degli psicologi e affini sono delle persone "irrisolte", considerato che essi stessi non applicano nella loro sfera personale e professionale le prescrizioni, indicazioni e raccomandazioni che forniscono ai loro utenti. E ciò può rilevare che la loro professione è la via per provare a superare le loro insicurezze, inadeguatezze e incompletezze proiettando sui pazienti e utenti le condizioni esistenziali che essi non riescono a realizzare per sé stessi.

La mia esperienza dice che molti psicologici e altri che si autodefiniscono tali sono molto capaci di dire agli altri ciò che devono fare e pensare quando sono loro i primi ad agire e ragionare in modo diverso nella loro vita personale e professionale.

In questo senso, non è certamente un beneficio se con gli psicologi e affini si hanno rapporti personali e amicali perchè si rischia che la "prescrizione" professionale sia anche rafforzata dal legame personale e si possa ulteriormente dipendere da ciò che viene "consigliato"....


D'altra parte, questa situazione è parte di una condizione umana diffusa che vede gran parte delle persone con problemi di scissione, irrisoluzione e mistificazione delle loro personalità e come tale non può che riguardare proprio coloro che professano la disciplina che dovrebbe contribuire a risolvere queste problematiche e che, tuttavia, operando con la logica della "prescrizione" al pensiero e all'azione, e non della promozione dell'auto-analisi e dell'auto-disciplina, sono portati a diventare essi stessi vittime della loro personalità.

In effetti, uno dei metri più indicativi per rilevare coloro che sono affetti da patologie psicologiche è proprio quello di osservare come queste persone sono sempre capaci di giudicare, criticare, svalutare e provare a "manipolare" gli altri indicando come dovrebbero pensare e agire quando sono loro i primi ad essere del tutto incapaci di fare e dire ciò che pretendono dagli altri e, altresì, dimostrano di essere incapaci di percepirsi, modificarsi e adattarsi, salvo solo giustificarsi e apprezzarsi per i loro atteggiamenti e comportamenti.


Peraltro, a fondamento della maggior parte delle ragioni per cui si ricorre agli psicologi o affini è il tentativo di trovare soluzioni, indicazioni e rassicurazioni fondate sul principio della contrapposizione ("tieni duro e contrasta la causa del problema"), della negazione ("il problema non esiste oppure evitalo") o della mistificazione ("la realtà è diversa") che sono, invece, le modalità con cui le problematiche rimangono e perfino si rafforzano.

E questo può rispondere alla volontà anche inconscia e compulsiva del paziente, da un lato, di confermare la propria personalità e di continuare a vivere nella condizione di "vittima" e di logica manipolativa che tende a trasferirsi nel rapporto con il terapeuta che, dall'altro lato, prova a mantenere il legame "irrisolto" con il paziente per superare o negare le proprie problematiche psicologiche.


L'unica via per il vero superamento delle problematiche psicologiche richiede un atteggiamento di auto-analisi e di disponibilità a viverle ed accettarle fino in fondo per capirne l'essenza e le cause fino al punto in cui si è in grado di vedere, di percepire e di agire in modo diverso.

Il fondamentale e insuperabile principio alla base di un'efficace terapia psicologica è quello che si può riassumere nel detto "se vuoi che la realtà e le altre persone cambino, prima di tutto devi accettare e cambiare te stesso".

Per questo la psicologia positiva e costruttiva deve fornire gli strumenti per sviluppare l'auto-analisi e l'auto-disciplina senza pretendere di sostituirsi alla natura propria delle persone con indicazioni e prescrizioni che rischiano di essere il frutto di percezioni e proiezioni personali.


Se non si è in grado di sviluppare questa capacità di mettersi in discussione e di accettare la sfida di vivere fino in fondo le problematiche psicologiche ed anche di provare a seguire strade diverse che partono dal pressuposto che le strategie provate in precedenza possono essere sbagliate, non ci potrà essere alcuna efficace terapia ma solo qualche palliativo o, più spesso, una "continua fuga da sè stessi" nel tentativo di confermarsi nella propria personalità irrisolta e nella convinzione dell'incapacità degli altri di comprenderla e valorizzarla.

Ma tutto ciò produce altra infelicità e negatività che si manifestano anche a livello fisiognomico ed organico dove tutte le "irrisoluzioni" della personalità rivelano e scaricano i loro effetti.


Per questo, penso che la migliore psicologia sia quella che si realizza con sè stessi, ricercando al proprio interno, provando a conoscersi meglio senza paura e incertezza, avendo il coraggio di ammettere ed accettare le proprie debolezze, insicurezze, incapacità ed errori piuttosto che provare a trovare delle soluzioni "esterne" che, anche quando non sono fondate su altrettanta irrisolutezza psicologica, sono espressione di un vissuto e di una percezione di terzi che non può mai essere pienamente corrispondente alla natura propria di chi vive le problematiche che si prova a superare.


Il metro per verificare se questo atteggiamento è effettivamente attuato è basato su un contro-paradosso rispetto a ciò che apparentemente ci porta a pensare la logica semplicistica: la felicità e il senso di positività si possono percepire ed arrivano nel proprio mondo quando si è in grado di vivere, accettare e comprendere l'infelicità e la negatività che si vive al proprio interno e quella che è espressa dalle persone che ci circondano e che trasferiscono sulla nostra esistenza.



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