La vicenda Telecom e l' Alice-Camusso nel paese delle meraviglie

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La vicenda Telecom e l' Alice-Camusso nel paese delle meraviglie

SCdM
Pubblicato da SCdM in Economia e Potere · 25 Settembre 2013
Dalle agenzie di stampa registriamo le seguenti dichiarazioni della Camusso, leader della CGIL, in merito all'acquisizione delle Telecom da parte di Telfonica:
«Si tratta di una svendita. Un'azienda importante svenduta ad un operatore telefonico straniero che è pieno di debiti, che è conflittuale rispetto agli asset sudamericani di Telecom, che invece erano un punto di profitto positivo, e soprattutto perché saremo l'unico Paese europeo che non ha più la proprietà della rete e non ha più una grande azienda di telecomunicazioni, che sono condizioni invece necessarie per l'innovazione, i sistemi informativi, l'agenda digitale, cose che ci verranno sottratte con il rischio di un impoverimento immediato di una nostra importante azienda e con una prospettiva di ulteriore impoverimento per la tenuta competitiva per il nostro Paese.
Telecom è un'impresa molto importante per dimensioni, che ha già pagato un altissimo prezzo occupazionale al modo in cui furono fatte le privatizzazioni e che vedrebbe di nuovo grandemente a rischio l'occupazione, le professionalità e le prospettive dei lavoratori; quindi è inconcepibile che un'azienda così importante venga venduta in una notte senza che ci siano garanzie su occupazione, investimenti, sviluppo e prospettive.
La cosa più grave è che il governo non esercita la sua funzione di golden share: le privatizzazioni furono fatte male ma mi pare che si continui a perseverare nell'errore. Vicende come Telecom e Alitalia neutralizzano gli sforzi del governo nell'attrazione degli investimenti stranieri: questi non sono investimenti, sono cessioni e svendite di importanti parti del sistema delle reti italiano.»
Queste dichiarazioni sono semplicemente surreali e grottesche se a farle è il capo di un'organizzazione sindacale che, non solo è stata organica, ma anche ispiratrice della politica del partito, il PDS-DS-PD, che ha avuto le più grandi responsabilità nella distruzione di Telecom e nella creazione delle condizioni per cui oggi viene svenduta a Telefonica con prospettive molto incerte sullo sviluppo delle telecomunicazioni nel nostro paese.
La Camusso prima di fare queste dichiarazioni avrebbe dovuto chiamare e chiedere spiegazioni ai suoi
sodali di partito, ossia l'on. D'Alema e l'on. Pierluigi Bersani, che ha anche appoggiato con la "grancassa" alle primarie del PD, che sono stati i grandi sponsor della cosidetta "razza padana" di Colaninno & Co. (vedi il figlio Matteo parlamentare del PD in quota della corrente di Bersani) che hanno acquisito la Telecom a debito e l'hanno messa in ginocchio, salvo uscirne con un consistente profitto nonostante i valori di Borsa fossero largamente inferiori al prezzo di vendita.
Ma tant'è, nella Repubblica dei Puffi e nel rispetto della logica consociativa e corporativa che sta affondando il nostro paese, ognuno si sente libero di guardare e giudicare in casa d'altri piuttosto che riconoscere le proprie responsabilità o incapacità e di ammettere i propri errori nell'avere appoggiato - per ragioni ideologiche, di appartenenza e anche di carriera personale - personaggi che hanno contribuisto allo sfascio della nostra economia ma che ancora pretendono di stare sulla scena e di preservare il proprio potere.


Adesso, quindi, ci aspettiamo parole di verità della Camusso anche sulla vicenda di un personaggio che era parte integrante della stessa componente politica e che aveva come riferimenti di partito gli stessi della Camusso, Maria Rita Lorenzetti, ex presidente della Regione Umbria e poi presidente di Italferr, arrestata per corruzione e le cui interecettazioni telefoniche, a prescindere dai possibili realti penali che dovranno essere dimostrate, mostrano un chiara interpretazione del potere politico che nulla ha a che fare con l'interesse generale ma che ben spiega l'andamento ormai fuori controllo della spesa pubblica e il degrado progressivo delle nostre istituzioni pubbliche.


Suvvia, Camusso...ci faccia vedere che sta dalla parte degli interessi dei più deboli contro quelli dei più forti anche se ben sappiamo che la CGIL è un potentato al pari di quelli contro cui il sindacalismo più conservativo e retrivo pretende di lanciare strali salvo poi sempre trovare linee di accordo nel pieno rispetto della logica consociativa e corporativa e della politica di interdizione, a salvaguardia della propria rendita di posizione, che rende impossibile ogni innovazione, ogni rilancio imprenditoriale e ogni attrazione degli investimenti stranieri, se non quelli "predatori" o funzionali alle "logiche di sistema", come la stessa Camusso pretende di affermare.



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