Evviva la ministro Cancellieri che va allo scontro con la casta degli Ordini degli avvocati.

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Evviva la ministro Cancellieri che va allo scontro con la casta degli Ordini degli avvocati.

SCdM
Pubblicato da SCdM in Politica e Società · 4 Luglio 2013
Di seguito viene riportato l'articolo di Economiaweb che riporta i termini dello scontro in atto tra il ministro Anna Maria Cancellieri e gli organi rappresentativi dell'avvocatura.

La Cancellieri era già stimabile per quello che aveva fatto come prefetto e poi come Ministro dell'Interno. Ed era già simpatica per quel suo apparire un po' da "Sora Lella" delle istituzioni che maschera solo la sua forte convinzione e determinazione negli incarichi che svolge.
Ma adesso è ancora più apprezzabile e va sostenuta perché è del tutto condivisibile che i problemi della giustizia in Italia non sono causati solo dalla magistratura ma anche, e forse di più, dalla posizione corporativa, settaria ed autoprotettiva degli organismi di rappresentanza dell'avvocatura che pretendono, al pari degli organi di rappresentanza della magistratura, di considerarsi una sorta di istituzione insindacabile, che hanno largamente contribuito a dequalificare questa categoria professionale, favorendo una crescita insostenibile di avvocati che alimentano la conflittualità e le cause nei tribunali e che applicano regole di sistematica autodifesa dei propri colleghi in contrasto con gli interessi dei cittadini-utenti, favorendo e accrescendo le condizioni di mediocrità rispetto a quelle di qualità e di reale professionalità.
Per i cittadini-utenti Il primo rapporto con la giustizia è attraverso i loro legali che dovrebbero - per le "teoriche" norme deontologiche e per le "pretese" ragioni di esistenza degli Ordini - operare nel pieno rispetto dei principi di giustizia e dei diritti dei cittadini e che, spesso, invece amministrano solo i loro interessi anche in contrasto con quelli dei propri clienti.
C'è da augurarsi che non solo i ministri e i politici più determinati e coscienti del problema, ma anche i tanti avvocati seri, competenti e responsabili, si decidano di "mandare al diavolo" queste caste di organismi di rappresentanza dell'avvocatura, che rappresentano solo se stessi e la parte peggiore di questo mondo professionale, per avviare un serio processo di autoriforma che porti a maggiore trasparenza, disciplina e senso della committenza finalizzata ad una maggiore qualità ed efficienza della giustizia che è condizione necessaria non solo per la competitività e lo sviluppo ma anche, e forse soprattutto, per il senso di civiltà del nostro paese.


Allora e solo allora chi pretende di rappresentare il mondo degli avvocati potrà permettersi di giudicare la magistratura, i politici e gli amministratori pubblici che provano a cambiare le cose nel nostro paese per il meglio e potrà permettersi di usare i suoi sistemi disciplina non solo a loro vantaggio ma nel pieno rispetto delle norme deontologiche.

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Cancellieri: «Avvocati ostacolo alle riforme»,
La categoria, per il guardasigilli, è una delle lobby che ostacolano la riforma della giustizia.

di Nicola Di Molfetta, Economiaweb.it

Scontro aperto tra ministero della Giustizia e avvocatura italiana. Il 2 luglio, durante un convegno organizzato da Confindustria, il guardasigilli Anna Maria Cancellieri ha detto fuori dai denti che le difficoltà incontrate dal governo non solo sulla riforma della geografia giudiziaria, ma anche sulla mediazione obbligatoria sono causate dagli «avvocati, le grandi lobby che impediscono che il Paese diventi normale». «Ma noi andiamo avanti», ha assicurato il ministro intervistato dal giornalista Enrico Mentana, direttore del Tg La7.

Le parole della Cancellieri, insolitamente poco diplomatiche, probabilmente sono dovute allo scontro che il 29 giugno aveva avuto a Napoli con alcuni rappresentanti della categoria. Durante un convegno organizzato a Castelcapuano, il ministro era stato contestato pubblicamente da alcuni rappresentanti dell’Ordine degli avvocati di Napoli, guidati dal presidente Francesco Caia, oltreché da esponenti delle associazioni forensi di tante città della provincia e i sindaci di molte di quelle città dalle quali, per effetto della riforma, dovrebbero essere cancellati gli uffici giudiziari.

Sullo sfondo, quindi, ci sono i nuovi tentativi del governo Letta di rendere più efficiente la macchina della Giustizia. Non ultima la reintroduzione della mediazione obbligatoria. Ma in primo piano, restano solo le polemiche. «Le parole del ministro Cancellieri sono gravissime. Rappresentano una mancanza di rispetto ed esprimono una concezione antidemocratica. Mai avrei pensato che un Guardasigilli avesse una tale concezione dell’Avvocatura e della tutela dei cittadini. Sono affermazioni da Stato illiberale», ha dichiarato Caia, tornando sui fatti del 29 giugno. In una lettera inviata ai presidenti del Cnf e dell’Oua, inoltre, Caia ha riportato anche il contenuto del colloquio avuto con il ministro Cancellieri dopo l’”irruzione” nel convegno. «Lei mi parla di giustizia», avrebbe detto la Cancellieri, «ma le sembra che funzioni questa giustizia? Le sembra che finzioni, che noi paghiamo ogni anno fior di quattrini per la legge Pinto (che sanziona lo Stato per la lentezza dei processi, ndr). Mi attaccate, ma quegli avvocati che vanno dai contadini e dagli operai a dire “fate ricorso alla legge Pinto”, traggono vantaggio dal problema».
Caia, con la sua lettera, ha chiesto agli altri organismi di rappresentanza della categoria di «concordare una posizione unitaria, ferma e decisa dell’Avvocatura italiana su tali inaccettabili frasi e determinazioni da assumere in ordine alla posizione del ministro».

L’appello per il momento non ha avuto particolari conseguenze. Cnf e Oua hanno preferito il silenzio. Anche perché il 3 luglio c’è in calendario un incontro proprio con il ministro Cancellieri per discutere su come migliorare le previsioni contenute nel decreto del “Fare”. Una fonte vicina ai due organi di rappresentanza istituzionale e politica della categoria ha detto a Economiaweb.it che «fare dichiarazioni prima di un così delicato momento di contronto ufficiale sarebbe stato inopportuno». Chi invece si è schierato a dalla parte delle toghe napoletane è stata l’Anf. Il segretario Ester Perifano, ha definito «sprezzante», la frase pronunciata dal ministro e «fotografia di una rappresentazione dell’avvocatura che una certa politica ha contribuito a creare, specie nel corso degli ultimi anni, ovvero di una casta del nostro Paese che protesta esclusivamente a proprio uso e consumo».

Un fronte poco unito, dove non mancano le critiche all’iniziativa di Napoli.
Il fronte dell’avvocatura non è unito. E anche tra le associazioni ci sono numerosi distinguo. L’Anai di Maurizio De Tilla è intervenuta con una nota dai toni moderati: «Per dialogare efficacemente la Cancellieri non può affidare una plausibile riforma della giustizia a un decreto legge, qual è quello del “Fare”, che, – senza preventivo confronto, ripristina la “media conciliazione obbligatoria” e stabilisce regole processuali demolitorie del diritto di difesa. L’avvocatura ha buone ragioni e non è una lobby, come quella economica che muove certe scelte discutibili in tema di giustizia».
Sui fatti di Napoli, invece, Cosimo Matteucci dell’Mga ha espresso una posizione di sostanziale censura: «Gli eventi di Napoli non mi sono piaciuti, a cominciare dalla condotta degli avvocati. La reazione del ministro Cancellieri è certamente censurabile, di risposta ad una manifestazione che è censurabile anch’essa, sia nelle forme che nei contenuti».
Il Movimento Forense, invece, ha tappezzato la sua pagina di Facebook con la scritta «Sono un avvocato e non mi tolgo dai piedi», con riferimento polemico al fuori onda colto da Sky, presente a Castelcapuano, in cui si sente la Cancellieri dire al magistrato Cafiero de Raho: «Li vado a incontrare così ce li leviamo dai piedi».

La vicenda, come è facile immaginare, ha contrariato non poco la Cancellieri che dopo aver puntato il dito contro la lobby degli avvocati che non fa diventare «normale» il Paese ha definito «grave la “gazzarra” che hanno fatto gli avvocati di Napoli».
Ma il ministro, il 2 luglio, si è mostrato più preoccupato per la mancanza di «un sentimento comune del Parlamento e della società civile» sul tema della giustizia. In linea di principio tutti sembrano volere la stessa cosa: giustizia rapida, efficiente, senza sprechi e capace di tutelare i cittadini. «Quando affrontiamo il singolo caso, però», ha osservato il ministro, «scattano i campanilismi e le lobby».



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